Storia del calcio femminile: cronaca a tappe di uno sport che vale l’emancipazione

Di calcio femminile si parla ormai sempre più spesso e con crescente competenza sia nei media tradizionali che in quelli online. Ma il percorso che le donne hanno dovuto affrontare per poterlo praticare non è stato di certo agevole. Ripercorriamo dunque insieme i passaggi storici più importanti, dalla sua nascita oltre la Manica all’introduzione dei campionati professionistici in Italia e nel mondo.
Pietro Romeo, Author at imiglioricasinoonline.net Scritto da: Pietro Romeo

Pubblicato il: 23.02.2024

due calciatrici che si contendono la palla

Le origini: il calcio femminile in Gran Bretagna

L’inghilterra si conferma patria d’elezione anche per ciò che riguarda il calcio dedicato alle sole donne. A differenza del football maschile, nato nei prestigiosi college britannici, quello femminile muove però i suoi passi nei dopolavoro della classe operaia. Siamo nel pieno della seconda rivoluzione industriale e a fare da protagoniste di questa storia sono le lavoratrici del settore metalmeccanico.

Le atmosfere proletarie sono dunque l’humus in cui si aggregano le prime compagini, tra cui la celebre Dick Kerr’s Ladies Football Club, indicata dagli esperti come la più antica. La squadra nasce dalle attività di svago promosse dalla Dick Kerr & Co., fabbrica di vagoni con sede nel Lancashire. La fondazione avviene nel 1894, ormai riconosciuto come anno di nascita del calcio femminile.

Bisogna però attendere il periodo a cavallo del primo conflitto bellico, per assistere ai primi incontri ufficiali. Il più memorabile è il match che si svolge a Liverpool tra la Dick Kerr’s Ladies e il St. Helen’s Ladies FC: è il 1920 e sugli spalti, a vedere la partita, si accalcano ben cinquantamila spettatori.

Negli anni a seguire, il calcio femminile varca le frontiere del Regno Unito e si diffonde anche in Scozia e in Francia. Proprio il territorio transalpino ospiterà la prima trasferta internazionale delle Dick Kerr’s Ladies, in occasione di un’amichevole a scopo benefico in cui la compagine inglese affrontò un team composto da giocatrici di diverse squadre parigine.

Il boicottaggio spietato della Football Association

Prendendo a pretesto delle presunte appropriazioni indebite dei proventi ricavati dalle partite di beneficienza, l’associazione calcistica inglese decise di bandire la Dick Kerr’s Ladies da tutti i campi della federazione, a partire dal 1921. In una nota risolutiva approvata dalla sua consulta, si faceva inoltre menzione all’inadeguatezza delle donne per la pratica di questo sport.

Pregiudizi di genere che la storia ha già bollato come falsi e che comunque non scoraggiò l’attività delle agguerrite calciatrici della Dick Kerr’s Ladies. La squadra rimase infatti attiva sotto il nome di Preston Ladies F.C. fino al 1965, disputando incontri anche in campi non a norma, collezionando un totale di 758 partite vinte su 828.

Il calcio femminile in Italia

Se in Gran Bretagna e in altri Paesi europei le prime partite di calcio femminile vennero disputate a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, in Italia bisogna aspettare il 1933 per vedere delle donne calcare un rettangolo di gioco. Nel febbraio di quell’anno prese infatti vita a Milano il Gruppo Femminile Calcistico, primo club a organizzare gare tra rappresentanti del gentil sesso.

Le origini e il veto della dittatura fascista

L’esperienza del Gruppo Femminile Calcistico, nato dall’intraprendenza di alcune ragazze milanesi e celebrato nelle pagine de “Il Calcio illustrato”, fu di ispirazione per giovani donne di altre città italiane. In breve tempo nacquero associazioni simili e nuove squadre, ma per ordine della FIGC, le partite potevano essere disputate solo a porte chiuse.

La velata opposizione della federazione nazionale al calcio femminile trovò effettivo compimento ad Alessandria sempre nel 1933, in occasione di una gara in trasferta tra le giocatrici milanesi e una rappresentativa locale. Stavolta a mettere i bastoni tra le ruote alle atlete ci pensò il C.O.N.I., bandendo da quel momento non solo i tornei femminili, ma anche le singole partite.

L’esperienza del Gruppo Femminile Calcistico durò dunque poco più di nove mesi, arco di tempo sufficiente al regime di Mussolini per vietare il football alle donne. Queste ultime vennero dirottate verso discipline considerate meno compromettenti per la loro moralità, come l’atletica, che non prevedeva un contatto fisico ravvicinato.

Il boicottaggio delle istituzioni governative rispondeva a precisi criteri dottrinali del regime. L’ideale fascista e retorico della vittoria veniva infatti declinato soltanto al maschile. D’altro canto, l’autodeterminazione delle donne era limitata e il buon costume imponeva loro esclusivamente il ruolo di mogli fedeli e madri prolifiche.

Dal dopoguerra ai giorni nostri

Per vedere nuovamente in campo delle donne in un campo da calcio bisogna attendere il 1946, anno in cui vennero fondate la Triestina e la squadra delle Ragazze di San Giusto. Nell’immediato dopoguerra nacquero altre squadre e a Napoli venne istituita anche la AICF, acronimo dell’Associazione Italiana di Calcio Femminile.

Ma quello che viene unanimemente considerato l’anno zero per il calcio femminile è il 1968, in cui fa la sua comparsa il primo campionato a due gironi. Composto da 10 squadre e gestito dalla Federazione Italiana, che nel frattempo aveva sostituito la AICF, vide in finale il trionfo del Genoa contro la Roma.

Negli anni successivi lo sport diventa sempre più popolare fino all’inserimento delle giocatrici nella Lega Nazionale Dilettanti, avvenuto nel 1986. Oggi i campionati di Serie A e B sono gestiti direttamente dalla FIGC e catalogati come professionistici. Le gare dei tornei sono inseriti nel palinsesto dei migliori siti scommesse, offerti dai bookmaker legali – dunque in possesso di regolare licenza ADM – più popolari in Italia.

I numeri attuali di questo sport in Italia e nel mondo

Le recenti statistiche relative al calcio femminile sono lusinghiere. In Italia le giocatrici iscritte alla Federcalcio sono 23.196, delle quali 12.129 under 18, con un costante incremento di tesseramenti. Nel mondo il 48% dei campionati nazionali è stato classificato come professionistico e semi-professionistico, mentre in Europa si è registrato un aumento del 77% del numero di atlete che praticano la disciplina.

In espansione anche la fanbase mondiale del calcio femminile che ha raggiunto i 144 milioni nel 2022 e che conta di raddoppiare questi numeri entro i prossimi 10 anni. I dati divulgati dalla UEFA certificano un’affluenza di pubblico sempre maggiore, per uno sport che finalmente sta ricevendo l’attenzione che merita.

Giornalista freelance con alle spalle importanti collaborazioni con testate tra cui Il Fatto Quotidiano e La Stampa, dal 2014 mi sono avvicinato al mondo del gambling e iniziato a scrivere articoli a tutto tondo anche su questa tematica.