Il calcio italiano chiede al Governo nuovi introiti dalle scommesse

La tanto attesa proroga del Decreto Crescita non è arrivata: il calcio italiano, in difficoltà economica, chiede adesso un nuovo accordo sul fronte delle scommesse per restare competitivo con i maggiori campionati europei. Sul tavolo una percentuale sugli introiti derivanti dalle giocate e il ritorno degli operatori legali come sponsor.
Alice Moro, Author at imiglioricasinoonline.net Scritto da: Alice Moro

Pubblicato il: 19.01.2024

Pallone da calcio e banconote

La Serie A chiede una revisione del Decreto Dignità

Continua a tenere banco nel mondo del calcio italiano la discussione, iniziata ormai mesi fa, sugli aiuti economici che questo dovrebbe ricevere da parte del Governo. Un tema dibattuto ormai da tempo e che nelle ultime settimane è tornato attuale dopo la mancata proroga del Decreto Crescita che offriva importanti sgravi fiscali alle aziende che ingaggiavano lavoratori provenienti dall’estero.

Scaduto al termine del 2023, nel mondo del calcio questo ha avuto come conseguenza la possibilità di offrire ingaggi competitivi a stelle come Cristiano Ronaldo, Romelu Lukaku, Zlatan Ibrahimovic e José Mourinho solo per fare alcuni dei nomi più noti. Il vantaggio economico, che oscillava dal 50% al 75% delle tassazioni sugli stipendi, era evidente, e per questo la Serie A ha chiesto una proroga fino al termine della stagione in corso o almeno fino alla conclusione della finestra invernale di calciomercato fissata per febbraio.

Ridiscutere il Decreto Dignità?

Considerando che la proroga alla fine non è arrivata, è chiaro che oggi il sistema calcio cerchi altri modi per mantenersi sostenibile senza perdere in competitività con i tornei esteri. L’obiettivo è quello di chiedere una riflessione allo Stato sul Decreto Dignità, fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle e operativo dal 2019, che nell’ottica di combattere la ludopatia ha vietato qualsiasi forma di pubblicità a casinò online e siti di scommesse.

Già nel 2020, mentre il mondo dello sport si fermava a causa della pandemia di Covid-19, il calcio in particolare aveva richiesto una sospensione del Decreto Dignità per affrontare il grave momento di difficoltà economica. Un discorso che non ha avuto seguito, ma che come detto è tornato attuale adesso, soprattutto considerando che nessun torneo calcistico ha varato regole tanto severe sulla questione e che i mancati introiti, soltanto per la Serie A, sono stati quantificati in circa 100 milioni di euro a stagione.

Il ministro dello sport Abodi incontra il MEF

Recentemente il ministro dello sport Andrea Abodi ha iniziato un confronto con il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) proprio per discutere di eventuali aiuti legati al mondo del calcio. Questi potrebbero comprendere nuovi sgravi fiscali, magari legati alla costruzione di nuovi stadi, ma è certo che verrà toccata anche la questione legata alle sponsorizzazioni, che in Inghilterra saranno vietate ad esempio soltanto dalla stagione 2026/2027 e in Francia riguardano soltanto gli operatori con sede all’estero.

L’idea è quella di ottenere una sospensione, per almeno 2-3 stagioni, delle misure più severe varate dal Decreto Dignità: nessuna pubblicità diretta, dunque, ma almeno la possibilità di esibire i loghi delle aziende su maglie e tabelloni pubblicitari a bordo campo. Una richiesta che sulla carta pare difficile possa essere esaudita, motivo per cui il mondo del calcio lavora anche a un’altra possibilità: ottenere che una percentuale della raccolta nelle scommesse sportive, o almeno degli utili, venga ridistribuita proprio al mondo del pallone.

Al calcio una percentuale sulle scommesse?

Del resto è proprio il calcio ad essere il motore trainante dell’industria del betting, con un raccolto stimato nel 2022 superiore a 13 miliardi di euro. Un prelievo sul totale incassato dal mondo delle scommesse, già avvenuto tra il 2020 e il 2021 proprio per fronteggiare la crisi economica conseguenza dei lockdown legati alla pandemia, difficilmente potrà essere replicato considerando i vari ricorsi a cui questo provvedimento fu soggetto.

È anche vero però che, considerando il ruolo di grande importanza che ricopre nel panorama delle scommesse, appare chiaro che il calcio abbia buone ragioni per battere cassa. Come dichiarato dal direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni, infatti, sarebbe paradossale che proprio chi alimenta maggiormente il mondo del betting non possa ricorrere al denaro che esso genera. La possibilità che almeno parte delle richieste vengano ascoltate è concreta: vedremo cosa succederà nelle prossime settimane e se una soluzione, che rispetti le legittime ragioni di tutte le parti in causa, sarà infine trovata.

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